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Twin Peaks – The Return: tutte le domande rimaste in sospeso

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È passato il tempo necessario dalla fine della terza stagione di “Twin Peaks” per raccogliere con ordine tutte le domande rimaste in sospeso.

David Lynch e Mark Frost, infatti, qualche dubbio ce lo hanno tolto e hanno regalato un (più che) degno finale alla serie, aprendo però nuove questioni. Molti sono i dubbi che attanagliano i fan e il successo di una serie del genere è dovuto anche a questo. Probabilmente non ci sarà un seguito per “Twin Peaks“, anche perché Lynch ha annunciato da un pezzo di volersi ritirare, ma forse è giusto così, che non tutto sia chiaro. Non è mai stato chiaro, a dirla tutta. Ecco, quindi, quali sono gli interrogativi che ci ha lasciato la serie, che forse sono più delle risposte che ci ha dato.

Dov’è finita Audrey?

L’esplosione in banca alla fine della seconda stagione ci ha fatto pensare per tutti questi anni che Audrey non se la fosse cavata benissimo. E sembrava confermarlo visto che di lei, nella terza stagione, non c’è stata traccia fino al dodicesimo episodio. Poi è arrivata e non ha fatto altro che parlare e prendersela con il marito, Charlie. Dalle assurde conversazioni che i due hanno avuto, sappiamo che non è riuscita a uscire di casa, voleva andare a cercare un certo Billy, che è il suo amante. Sappiamo che ha un figlio, Richard, che nel corso della stagione ne ha combinate di cotte e di crude e che dovrebbe essere il figlio di Bad Cooper. Lui lo chiama “Figliolo” prima di vederlo polverizzarsi e potrebbe essere il frutto di uno stupro, avvenuto quando Audrey era in ospedale. Il Dr. Hayward, nella conversazione via Skype con lo sceriffo Truman, parla di lei al passato dicendo che “era in coma”. Ben Horne, parlando del nipote disturbato con l’assistente Beverly, dice che è cresciuto senza un padre, ma non fa riferimento a Audrey. L’ultima scena la mostra al Roadhouse, dove replica la sua famosa danza, poi è davanti a uno specchio in una stanza bianca e capiamo che molto probabilmente è ancora in coma (questa è la teoria più accreditata) o che si possa trovare addirittura in un’altra dimensione. Altri sostengono, invece, che anche lei sia intrappolata nella Loggia o rinchiusa in un istituto psichiatrico; altri ancora sostengono che sia un tulpa, come Diane.

Chalfond e Tremond

Si tratta di due cognomi già noti al pubblico della serie. E sono quelli che la donna che si trova in casa Palmer fornisce a Cooper. L’Agente torna a Twin Peaks con Laura Palmer, che però adesso si chiama Carrie Paige (e lui Richard) e non ha alcun ricordo della città e della famiglia. La donna decide di seguirlo comunque e vediamo che la vita non è stata clemente nemmeno una possibile dimensione parallela. Arrivati al portone di casa, ad aprire non c’è Sarah Palmer (che peraltro potrebbe essere Judy) ma una donna (che è la vera abitante della casa, nella vita reale) che dice di chiamarsi Tremond. E poi dice che prima di loro in casa c’era qualcuno che di cognome faceva Chalfond. Entrambi nomi legati alla Loggia nera, si tratta dei due nomi usati dalla donna anziana col nipote apparsa a Laura Palmer fuori dal Double R diner. Le aveva dato un quadro, un’apertura verso l’altra dimensione. Anche Donna incontra la signora e il nipote quando consegna loro i pasti a domicilio, ma poi i due spariscono nel nulla.

Annie are you ok?

Annie non pervenuta.



È tutto un sogno?

La frase viene ripetuta più volte ma non suona mai come una certezza. Tutto quello che abbiamo visto è un sogno? Lo sostiene Phillip Jeffries (prima David Bowie, ora pseudo teiera), ma lo sostiene anche l’Agente Cooper. Lo dice prima di lasciare la stazione di polizia di Twin Peaks per andare a cercare Judy (la madre di tutti i mali), mentre saluta gli amici, augurandosi di poterli rivedere. Lo dice Monica Bellucci, apparsa giusto il tempo di dire a Gordon Cole “Siamo come il sognatore che sogna e vive nel sogno. Ma chi è il sognatore?”. Si tratta di un argomento ricorrente nelle opere di Lynch ma la risposta, beh, non c’è.

Chi sono Linda e Richard?

Dicevamo, a un certo punto Cooper si chiama Richard. L’agente e Diane passano nell’altra dimensione e dopo una notte di passione Cooper si sveglia e trova un bigliettino: Diane si riferisce a lui come Richard e lei si firma come Tina. I due nomi non sono nuovi, il Fuochista li aveva già indicati a Cooper: “Richard e Linda. Due piccioni con una fava”, la stessa frase che Cooper aveva detto a Cole prima di sparire. Al suo risveglio, Cooper non solo cambia nome, ma anche il motel e la sua macchina sono diversi e Laura Palmer si chiama Carrie Paige. Cosa vorrà dire? Mistero.

Ma soprattutto, chi è Judy?

Parlando della missione della Rosa Blu, Cole parla di Judy come della madre di tutti i mali, un’entità superiore estremamente malvagia. Quando Cooper cambia dimensione e diventa Richard, Judy diventa un diner, quello in cui Cooper si scontra con tre uomini poco raccomandabili e trova l’indirizzo di Laura/Carrie. Se ricordate “Fuoco, cammina con me”, Judy è il nome che pronuncia l’Agente Fries, dicendo di voler tenere Judy fuori dai suoi discorsi. Il nome originario dell’entità è “Jiao Dai” e Cole spiega che lui, Cooper e il Maggiore Briggs erano riusciti a creare un piano per avvicinarsi il più possibile a Judy. Secondo alcuni il male che rappresenta potrebbe essere incarnato da Sarah Palmer, madre di tutti i mali, che vediamo distruggere la foto della figlia con violenza inaudita e parecchio cambiata in questa terza stagione rispetto a come la ricordavamo.

A parte queste domande, potremmo dilungarci oltre e chiederci cosa sia successo davvero a Laura Palmer e come sia stato generato Bob. Colpa della bomba atomica protagonista dell’intensa scena dell’episodio 8? E quella scatola di vetro a New York che appartiene a un misterioso milionario, dalla quale torna Cooper e che contiene quella strana creatura? Ci sono i boscaioli che riportano continuamente in vita Bad Cooper, c’è poi il Gigante/Fuochista. Anche lui si trova in un’altra dimensione, è colui che invita Freddie a lasciare Londra e a seguire il suo destino, indossando il famoso guanto verde. Senorita Dido è colei che sostanzialmente crea Laura Palmer, baciando una sfera prima di mandarla sulla Terra, ma su di lei non sappiamo altro. E forse, è meglio fermarci qui, anche se di domande ne avremmo molte altre.



I migliori film del 2017 secondo Forbes

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Quanti film del 2017 avete già visto? Non tutti quelli usciti negli USA sono già arrivati in Italia ma se ne è sentito parlare molto, Forbes ha stilato una classifica dei migliori film in base agli incassi.

Tra le grandi uscite dell’anno che sta per concludersi c’è stato sicuramente “Dunkirk“, l’atteso film di Christopher Nolan, che però non domina la classifica, composta da 12 posizioni. Un anno di cinema in cui ci sono state finalmente anche molte donne: su tutte “Wonder Woman” si è rivelato un vero e proprio fenomeno, con Gal Gadot che è diventata una sorta di icona di questo riscatto tutto al femminile. La classifica di Forbes è in ordine alfabetico, in fondo alla lista c’è quello che è considerato il migliore film dell’anno. Noterete che le cifre non sono tutte da capogiro come quella di Nolan o l’ultimo di “Star Wars” ma che alcuni film sono un po’ più di nicchia ma meritano d’esser visti, al di là dei risultati al botteghino.

  • The Big Sick – Il matrimonio si può evitare… l’amore no (Michael Showalter)

55 milioni di dollari

  • Dunkirk (Christopher Nolan)

525 milioni di dollari

  • The Florida Project (Sean Baker)

5 milioni di dollari

  • I, Tonya (Craig Gillespie)

1,3 milioni di dollari

  • Lady Bird (Greta Gerwig)

29 milioni di dollari

  • Madre! (Darren Aronofsky)

44 milioni di dollari

  • Only the brave (Joseph Kosinski)

23 milioni di dollari

  • The Post (Steven Spielberg)

1 milione di dollari

  • La forma dell’acqua – The Shape of water (Guillermo Del Toro)

10 milioni di dollari

  • Star Wars: Gli ultimi Jedi (Rian Johnson)

891 milioni di dollari

  • Wonder Woman (Patty Jenkins)

822 milioni di dollari

  • Get Out (Jordan Peele)

254 milioni di dollari

Anche se in Italia non ha ricevuto la calorosa accoglienza riservatagli in casa, “Scappa – Get out” di Jordan Peele è stato particolarmente apprezzato dalla critica. Il film dalle tinte horror raggiunge dei picchi grotteschi. Protagonista della storia è Daniel Kaluuya nei panni di un uomo afroamericano che va a conoscere la famiglia della fidanzata, bianca. I pregiudizi sono dietro l’angolo, ma forse c’è anche di peggio ad aspettarlo. Sarà stato davvero il film migliore dell’anno?

The Greatest Showman: 5 curiosità sul vero P. T. Barnum

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Il circo di P. T. Barnum è leggendario e in questi giorni nelle sale italiane è uscito il musical “The Greatest Showman”, con protagonista Hugh Jackman.

La storia parla di questa figura eclettica e del rivoluzionario progetto legato al suo circo. Di lui si è parlato molto nel corso del tempo, P. T. Barnum è stato senza alcun dubbio un uomo fuori dagli schemi, ecco qui di seguito alcune curiosità che riguardano lui e il suo circo, composto in particolare da “freak”. All’epoca, infatti, erano le principali attrazioni e il fascino di quegli anni permane tutt’ora, non a caso viene spesso rivisitato. L’esempio più recente è “American Horror Story: Freak Show“, che a sua volta si rifà al cult “Freaks“.

  1. Il Freak Show è nato con P. T. Barnum

È stato praticamente l’imprenditore a dare vita alla formula del freak show, ovvero il circo con i cosiddetti “fenomeni da baraccone”, che incuriosivano e al contempo inorridivano le masse. Dopo P. T. Barnum molti altri circensi hanno seguito il suo esempio, andando a caccia dei personaggi più bizzarri. Molti di loro all’epoca diventarono delle vere e proprie celebrità nell’ambiente e guadagnavano molti soldi.

2. La prima attrazione umana

Il circo solitamente è ricordato per le esibizioni degli animali e lo era anche ai tempi di P. T. Barnum, almeno fin quando non ha deciso di introdurre le attrazioni “umane”. La prima è stata Joice Heath, la quale sosteneva di avere 161 anni. La donna scrisse a Barnum tramite un amico per presentarsi e lui, incuriosito, andò a trovarla. Il suo aspetto fisico effettivamente lasciava pensare a una persona molto anziana, Joice sosteneva di essere stata la balia di George Washington. All’epoca dei fatti la schiavitù era ancora legale, perciò P. T. Barnum comprò Joice Heath per mille dollari. Alla morte della donna, i dottori tramite l’autopsia stabilirono che aveva 80 anni.

3. Il Generale Tom Thumb

“Thom Tumb” in inglese è colui che noi chiamiamo Pollicino e per la sua stazza, il “generale” del circo Barnum poteva essere considerato tale. Nato nel 1838, fu presentato a P. T. Barnum quando aveva appena 7 anni, era alto poco più di 60 cm e pesava solo 7 chili. A portarlo furono i genitori, che sostenevano che avesse smesso di crescere quando aveva sei mesi. Barnum decise di prenderlo con sé e lo trasformò in uno dei suoi più famosi performer: gli insegnò a cantare, a ballare e soprattutto a impersonare Napoleone Bonaparte, da qui il suo soprannome di Generale. Grazie a questo diventò famoso e ricchissimo, riuscì a comprarsi una villa e perfino uno yacht, contribuì alla popolarità del circo stesso.


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4. Il collegamento con “Freaks”

Il film di Tod Browning all’epoca non fu molto apprezzato ma il cast era composto prevalentemente da “freaks”, per l’appunto. Tra i più celebri c’è stato Zip the Pinhead, in italiano traducibile con “testa a punta” o “testa di rapa”. Il personaggio ha ispirato anche la Pepper di “Asylum” e del “Freak Show” di Ryan Murphy. Il vero Zip si chiamava William Henry Johnson ed era affetto da microcefalia, una condizione che non permette al cervello di svilupparsi correttamente e che quindi limita anche le abilità mentali. Attori affetti da microcefalia sono presenti nel film di Browning perché P. T. Barnum li aveva resi celebri grazie a Zip. Sosteneva infatti di aver trovato l’anello mancante tra l’uomo e la scimmia, il povero Zip si esibiva chiuso in una gabbia, smuovendo le sbarre e facendo versi ogni qualvolta veniva esposto al pubblico.

5. Gli altri fenomeni

Tra le altre celebrità del circo Barnum c’era Myrtle Corbin, la donna con quattro gambe. Il risultato del mancato sviluppo di un gemello nel grembo materno, che si era però sviluppato attaccato al corpo di Myrtle, dalla vita in giù. Aveva appena 13 anni quando si unì al circo e divenne famosa come la donna con quattro gambe. Oltre ad avere due paia di gambe, Myrtle Corbin aveva anche organi sessuali doppi, sia interni che esterni. A 19 anni convolò a nozze con James Clinton Bickell ed ebbe 5 bambini. Il vero nome di Prince Randian, invece, non si è mai saputo. Era conosciuto per essere un uomo senza arti, solo torso. Affetto da tetra-amelìa, era diventato famoso perché riusciva a rollare, accendere e fumare sigarette pur non avendo arti, come si vede anche nel film “Freaks“. Tra le altre celebri attrazioni del circo Barnum c’erano la donna barnuta, il gigante cinese e l’uomo-scheletro.

10 cose che forse non sapevi su “Halloween” di John Carpenter

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Il 25 ottobre 1978 John Carpenter cambiava la storia del cinema horror con “Halloween”, considerato uno dei più importanti cult del genere.

Il film ha avuto molta fortuna anche con i sequel e ora, a 40 anni dall’uscita, Jamie Lee Curtis e Nick Castle sono tornati nei panni dei personaggi che li hanno resi celebri nel film di David Gordon Green. Per celebrare il grande successo di un film intramontabile e in vista della notte di Halloween, ecco una carrellata di curiosità che lo riguardano.

1. Minima spesa, massimo risultato

Per girare il suo film, John Carpenter spese solamente $320,000. Nonostante il budget molto basso, il risultato fu estremamente valido e “Halloween” incassò 70 milioni di dollari. Mica male.

2. Low budget anche per il regista

John Carpenter ha guadagnato solo diecimila dollari per il suo lavoro. In cambio ha avuto totale autonomia sulle scelte stilistiche e tecniche e, inutile dirlo, è stato ripagato abbondantemente non solo in soldi ma in prestigio. Le riprese sono durate solo 20 giorni.

3. Il debutto di Jamie Lee Curtis

All’epoca dell’uscita del film, l’attrice aveva appena 19 anni e un contratto appena avviato con la Universal. “Halloween” l’ha consacrata al successo. In più, Jamie Lee Curtis era la figlia di Janet Leigh, la grande star di “Psyco” di Alfred Hitchcock, che ha influenzato moltissimo le opere di Carpenter. La storia della Curtis si intreccia con quella di Annie Lockhart, che era stata inizialmente considerata per il ruolo di Laurie Strode. La giovane attrice rifiutò la parte, facendo la fortuna della collega.

4. La caduta di Laurie

Per rendere più angosciante la caduta dalle scale di Laurie, Carpenter ha fatto cadere la telecamera dal pianerottolo superiore, tenendola legata con una corda elastica.

5. Il Dr. Loomis

Dopo essere stato rifiutato da Peter Cushing e Christopher Lee, il ruolo è andato a Donald Pleasence. L’attore, tuttavia, non ha capito il film ma decise di accettare la parte per la gioia della figlia, che aveva molto amato il film di Carpenter “Le brigate della morte”.

6. L’inizio alla fine

La prima scena del film è stata, di fatto, l’ultima che Carpenter ha girato. Per via della sua complessità, ci sono voluti due giorni per concluderla. Visti i tempi stretti delle riprese in generale, nel film sono presenti diversi errori che il regista ha lasciato per l’impossibilità di condurre altre riprese.

7. Bob Simms

Il fidanzato di Lynda nel film è interpretato da John Michael Graham. Eccetto una breve apparizione in “Grease”, dopo “Halloween” l’attore non ha più preso parte a nessun film. Per la sua parte era stato contattato Dennis Quaid, che però aveva altri impegni lavorativi e non potè accettare. P. J. Soles, l’attrice che interpretava Lynda, era all’epoca la fidanzata di Quaid, in seguito i due si sposarono (e divorziarono, nel 1983).

8. La California e le palme

Il film è ambientato in Illinois ma è stato girato da tutt’altra parte: a Pasadena e Hollywood, quindi in California, per rendere tutto più facile. Per ricreare le atmosfere autunnali, Carpenter e Dean Cundey hanno dovuto fare di tutto per evitare di inquadrare le palme durante le riprese. Inoltre, “Halloween” è stato girato in primavera (e, ricordiamolo, in California): per ricreare l’autunno sono stati utilizzati sacchi di foglie marroni, sparse in giro con l’aiuto di ventilatori giganti. Non serve un occhio attento per notare che gli alberi nelle strade, invece, sono verdi e molto primaverili.

9. Il capitano Kirk

Uno dei fun fact più celebri su “Halloweenriguarda la maschera di Michael Myers, diventata l’emblema del film. Considerato il bassissimo budget per produrre il film, Tommy Lee Wallace andò a comprare una maschera del Capitano Kirk (Star Trek) in un negozio. Tolse le sopracciglia e le basette, la ridipinse di bianco et voilà. Ne venne fuori una maschera ormai divenuta leggendaria. Il fatto che quella originaria non somigliasse molto a William Shatner fu sicuramente d’aiuto.

10. La paura su una scala da 1 a 10

Come accade nella maggior parte dei film, le riprese non sono state condotte seguendo l’ordine cronologico delle scene. Per questo motivo, Jamie Lee Curtis e John Carpenter hanno adottato un sistema per rendere più efficace l’interpretazione dell’attrice. Il regista le diceva quanto doveva essere spaventata su una scala da 1 a 10. Prima di girare la scena, Carpenter dava il numero alla Curtis che si preparava, di conseguenza, ad essere più o meno terrorizzata.

 

Quando i film horror si ispirano alla realtà: riesci a indovinarli?

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Vero o falso? A volte la realtà supera la finzione e delle storie che potrebbero sembrare assurde, sono invece ispirate a fatti realmente accaduti. Succede anche con i film horror e il confine, molto spesso, è davvero sottile.
Qui sotto troverete un elenco di titoli e le relative storie che potrebbero stravolgere tutte le vostre convinzioni.

The Blair Witch Project

Partiamo dalle cose semplici, bazzecole per i veri esperti di horror. Quando uscì, nel 1999, il film ebbe molta risonanza e incassò benissimo al botteghino. Contribuì a sdoganare il genere mockumentary, che a sua volta mandò in confusione gli spettatori. No, la storia non è vera. A renderla popolare fu un’esemplare campagna di marketing realizzata prima dell’uscita del film, che si rivelò più efficace.


Halloween

Campione d’incassi a ridosso della festa del 31 ottobre, il film è tornato nelle sale sia nella sua versione originaria che con il sequel che ha riportato al cinema i protagonisti del primo film di Carpenter. Nemmeno in questo caso la storia narrata nel film è reale. Michael Myers è un personaggio fittizio ma nella storia del cinema ci sono molti serial killer ispirati a personaggi realmente esistiti.


L’esorcista

Il famoso film di William Friedkin è basato sull’omonimo romanzo di William Peter Blatty uscito nel 1971. A sua volta il libro è ispirato a un fatto di cronaca vera, avvenuto nel 1949 a Cottage City, nel Maryland. L’identità del ragazzo protagonista dei fatti è sempre stata mantenuta segreta ed è stato rinominato Roland Doe. Nel 1974, anno d’uscita del film, il pubblico ne rimase terrorizzato ma il successo fu così tanto che diede vita a una serie di sequel, spin-off e, nel 2016, anche a una serie televisiva.


The Conjuring

Il film del 2013 diretto da James Wan racconta di Ed e Lorraine Warren, due esperti di paranormale, che vengono a conoscenza di fatti soprannaturali avvenuti in una casa in cui si è appena trasferita una famiglia e vanno ad indagare. I coniugi Warren sono piuttosto conosciuti nell’ambito horror, perché i due ricercatori esistono davvero (Edward è scomparso nel 2006). Alla loro storia si ispira questo film così come “Amityville Horror”.


Non aprite quella porta

È il caso di “Texas Chainsaw Massacre“, il film del 1974 infatti si ispira alla vera storia di Ed Gein. L’uomo che ispirò il personaggio di Leatherface è stato uno dei serial killer più inquietanti e conosciuti degli Stati Uniti. Ovviamente la sua storia ha ispirato più di un regista (più recentemente ha ispirato il serial killer Bloody Face di “American Horror Story: Asylum”): Gein era un necrofilo ed era solito squartare le sue vittime, ma usava anche parti dei corpi per creare pezzi di arredamento per la sua casa.

Titanic: le teorie del complotto più assurde che ruotano attorno alla sua storia

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Il film “Titanic”, diretto da James Cameron, usciva nelle sale statunitensi il 19 dicembre 1997.

Nel giro di pochissimo tempo il film divenne un vero e proprio fenomeno, nonché campione d’incassi. Dopo la sua uscita in Italia, nel gennaio 1998, restò nelle sale per sei mesi consecutivi. Oltre a fare incetta di Oscar e ad essere tutt’oggi amatissimo, il film di Cameron consacrò al successo due giovani attori: Leonardo DiCaprio e Kate Winslet. La storia d’amore di Jack e Rose fece sospirare e commuovere milioni di persone in tutto il mondo, accompagnata dalle note di “My heart will go on” di Céline Dion.

LEGGI ANCHE: 20 COSE CHE FORSE NON SAPEVI SUL FILM TITANIC

La storia del film si ispira a quella del transatlantico RMS Titanic. Nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912 la nave si scontrò con un iceberg e, come ormai sappiamo, le conseguenze furono drammatiche: oltre mille persone persero la vita. Si tratta di un evento storico che ha avuta molta risonanza mediatica e che tutt’ora suscita molto interesse – per qualcuno è diventata una vera e propria ossessione. Per questo motivo, forse, sono state tirate fuori le più disparate teorie del complotto, secondo le quali le cose non sono andate come ci hanno raccontato. Ne elenchiamo alcune qui di seguito.


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Tutta colpa di un incendio

Alla ricerca delle possibili cause della tragedia, il giornalista irlandese Senan Molony sostiene che la colpa sia stata di un incendio, avvenuto prima della partenza della nave in uno dei bunker del carbone, secondo lui sottovalutato. Ne ha parlato nel documentario “Titanic: The New Evidence“, uscito nel 2017. Secondo Molony lo scafo della nave sarebbe stato compromesso dall’incendio e per questo motivo l’iceberg lo avrebbe distrutto con più facilità. Il giornalista, che da oltre 30 anni studia il caso, ha usato foto e testimonianze per avvalorare la sua tesi. Nonostante sia la più plausibile delle teorie di cui parliamo, pare che l’iceberg sarebbe riuscito comunque a procurare un danno così grave al transatlantico.


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Questione di interessi finanziari

In molti attribuiscono l’accaduto a J. P. Morgan, il celebre finanziere possedeva la White Star Line, una delle più importanti compagnie navali britanniche, proprietaria della nave. Morgan aveva investito molto sulla costruzione del Titanic e al contempo era al lavoro su un piano per creare la Federal Reserve, ovvero il sistema di banche centrali americane. Questo lo rendeva esposto alle critiche e ovviamente aveva degli oppositori. Alcuni di questi erano proprio sull’RMS Titanic: Benjamin Guggenheim, Isidor Strauss e David Astor. J. P. Morgan aveva prenotato il suo viaggio sul transatlantico insieme ad alcuni dei suoi amici più cari ma cambiò idea all’ultimo minuto. Riuscì a salvarsi, dunque, perché decise di non partire più. I complottisti più convinti non credono che si tratti di una serie di coincidenze.
C’è addirittura chi si spinge ben oltre, tirando in ballo i viaggi nel tempo. I turisti sarebbero stati in realtà delle spie pagate da J. P. Morgan per sabotare la nave in modo che potesse riscattare l’assicurazione. Tra i viaggiatori del tempo ci sarebbe stato anche Jack Dawson, il personaggio interpretato da Leonardo DiCaprio nel film.

Sono stati gli UFO sottomarini

Se si parla di teorie del complotto, gli alieni non possono mai mancare. Secondo il Dr. Josef Hostettler sul fondo della nave a tribordo sono stati trovati dei buchi molto ampi. L’unica spiegazione plausibile della loro presenza, sarebbe un attacco alieno sottomarino a colpi di laser. Questo spiegherebbe anche perché le navi che quella notte si trovavano intorno all’RMS Titanic non riuscirono subito a prendere contatto e molte persone non riuscirono a salvarsi.


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8 cose che forse ancora non sai sui film della Disney

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La Disney, si sa, quando si parla di film d’animazione è una vera e propria istituzione. Dietro ogni film ci sono storie incredibili da raccontare e tante curiosità. Uno spettatore particolarmente attento potrebbe scovare tantissimi omaggi e riferimenti ma trovarli davvero tutti e conoscere tutti i retroscena è davvero impossibile. Ne abbiamo raccolti alcuni che forse potrebbero esservi sfuggiti… Pronti a scoprirli?

Aladdin

Avete mai notato una certa somiglianza tra Aladdin e Tom Cruise? Il motivo è semplice: gli animatori si sono ispirati proprio all’attore di “Top Gun”. Per i pantaloni indossati dal protagonista, invece, l’ispirazione è stato MC Hammer. Nella versione originale, la voce del Genio è quella dell’indimenticabile Robin Williams. L’attore aveva solo poco tempo a disposizione per registrare le sue parti, riuscì quindi a procurare 16 ore di registrazioni in cui recitava le sue battute in 20 modi diversi. Così facendo, ha permesso di scegliere quelle che si sarebbero adattate meglio all’animazione.

Dumbo

Il film con protagonista l’elefantino dalle grandi orecchie è anche il più breve dei classici Disney. Dura, infatti, solo 64 minuti. Il film usciva nel 1941 e si è quasi guadagnato la copertina del Time, che avrebbe voluto omaggiarlo e decretarlo “Mammifero dell’anno”. La Guerra e i fatti di Pearl Harbor portarono la redazione ad optare per una copertina più seria, inserendo comunque un piccolo omaggio all’interno della rivista.

Pinocchio

In ogni film della Disney c’è un omaggio a Topolino. La sua sagoma è diventato un vero e proprio marchio e in qualche modo viene inserita sempre in una scena. Nel caso di “Pinocchio”, è una sedia ad avere la forma della celeberrima testa di Topolino. Si può vedere quando Geppetto tiene in braccio Pinocchio, che nel frattempo ha un dito in fiamme.

Alla ricerca di Nemo

Il film uscito nel 2003 (Disney Pixar) ha reso amatissimi i pesci pagliaccio. Al punto che la domanda di questi pesciolini è aumentata tantissimo e in alcune aree la specie è stata messa a rischio. Sempre a proposito del film, il grande squalo bianco Bruce prende il suo nome da quello meccanico utilizzato per il cult “Lo Squalo“.



La Sirenetta

Per restare ancora “in fondo al mar”, passiamo alla temibile Ursula. Per questo personaggio gli animatori si sono ispirati alla drag queen Divine. Nella scena iniziale del film, se si osserva attentamente, si possono notare alcune comparse particolari, come Kermit la rana o Pippo e Topolino.

La sindrome di Bambi e quella di Cenerentola

Vi è mai capitato di sentir parlare della “sindrome di Bambi”? La manifestano persone estremamente sensibili, e che si battono per i diritti altrui. Esiste anche il cosiddetto “effetto Bambi”, tipico di chi è contrario alla caccia di animali perché tende ad antropomorfizzarli. Succede spesso con i cerbiatti così come con gli orsi, perché a molte persone ricordano appunto personaggi di fiabe e film d’animazione. La sindrome di Cenerentola invece colpisce le donne che hanno paura di essere indipendenti e fanno affidamento sull’arrivo del “principe azzurro”, sviluppando una forte dipendenza affettiva.

Rapunzel

C’è una sindrome anche per Raperonzolo, riferita alla sua leggendaria lunga chioma. Ne soffre chi sviluppa la compulsione di mangiarsi i capelli, con effetti anche gravi sulla salute. Passando al film vero e proprio, uscito nel 2010 riscuotendo un enorme successo, è stato il film d’animazione più costoso in assoluto, realizzato con un budget di 260 milioni di dollari.

La bella addormentata nel bosco

Sebbene il film, fin dal titolo, sia incentrato sulla storia di Aurora, lei compare per pochissimo tempo. Ha solo 18 battute e si vede in totale per 18 minuti. Questo non le ha impedito di entrare a far parte delle principesse Disney. Anche Aurora ha dato il nome ad una sindrome, quella della “bella addormentata”, per l’appunto. Si tratta di una condizione piuttosto rara che causa una forte sonnolenza, della durata variabile, che compromette la vita sociale e lavorativa della persona che ne è affetta. Il vero nome è sindrome Klene-Levin. Tornando al film della Disney, avete mai notato una somiglianza con “La bella e la bestia“? Non è l’unico caso in cui gli animatori hanno dovuto risparmiare e hanno recuperato frame di altri film. È successo in occasione del ballo tra Aurora e il suo principe, preso pari pari dall’altro film per risparmiare. La stessa cosa è successa ne “Il libro della giungla“, dove si può notare che Baloo è molto simile a Little John. In “Robin Hood”, invece, la gestualità di Lady Marion è stata recuperata da “Biancaneve e i sette nani”.


10 film horror che devi assolutamente vedere in estate

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Ricordi i bei tempi in cui su Italia 1 veniva trasmesso “Notte horror“? Era d’estate, in seconda serata. Allora la seconda serata partiva relativamente presto e chi aveva una tv tutta per sé non vedeva l’ora di mettersi comodo ad aspettare un po’ di sano terrore.

Brividi adolescenziali che, tra un B-movie e roba più seria, hanno segnato l’estate di molti spettatori tra il 1989 e il 2009. Ricordando una notte in cui andava in onda “So cosa hai fatto”, ho pensato che non poteva mancare un elenco di film horror da guardare in estate, come se “Notte horror” ci fosse ancora.

So cosa hai fatto

Partiamo proprio da qui, dal film di Jim Gillespie del 1997. Il film con Sarah Michelle Gellar, Jennifer Love Hewitt, Ryan Phillippe e Freddie Prinze Jr. ha avuto anche due sequel: di mezzo ci sono il 4 luglio, un cadavere nascosto e un assassino e piede libero.

Ticks – Larve di sangue

1993, qui non stiamo parlando di capisaldi del cinema horror ma bisogna pur sempre variare. Tra i protagonisti del film c’è Alfonso Ribeiro, l’amato Carlton di “Willy – Il principe di Bel Air”. La storia ruota attorno a una coltivazione di marijuana, a un fertilizzante composto da qualcosa di molto strano che dà vita a delle zecche mutanti.

Paradise Beach – Dentro l’incubo

Decisamente più recente è il film con Blake Lively uscito nel 2016 e diretto da Jaume Collet-Serra. Lei è praticamente l’unica protagonista, alle prese con l’immancabile terrore dell’estate: lo squalo. Se decidete di andare a fare surf, non dimenticatevi quella storiella dell’alta e della bassa marea.

Non aprite quella porta

Il film è diventato un punto di riferimento del cinema horror, dando vita a una prolifica saga. Il primo capitolo è ambientato a Newt, Texas, il 18 agosto 1973 e ha reso celebre lo spaventoso Leatherface.

Le colline hanno gli occhi

Se sei in viaggio nel deserto californiano e ti dicono di non allontanarti troppo dalla strada principale, ascolta il consiglio. Ma si sa, nei film horror nessuno ascolta nessuno, altrimenti Wes Craven non avrebbe potuto dirigere uno dei film horror più famosi di sempre.

Turistas

Lasciamo gli anni Settanta e gli USA e passiamo in Brasile. Nel 2006 usciva il film diretto da John Stockwell con protagonisti Olivia Wilde e Josh Duhamel: una vacanza da incubo in cui nessun posto sembra essere sicuro. Se andate in Brasile e vi invitano in una villa nella giungla, declinate gentilmente l’invito.

Hostel

Bella l’idea di girare l’Europa con lo zaino in spalla, almeno fin quando di mezzo non c’è la mente di Eli Roth. In quel caso la tua vacanza diventerebbe una tortura infinita, letteralmente, che ti farà odiare l’interrail e soprattutto la gentilezza e la disponibilità immotivata degli sconosciuti.

Piranha 3D

Passiamo a cose più serie, all’idea di Alexandre Aja di prendere un film di Joe Dante e di riproporlo al cinema in 3D, per rendere l’esperienza ancora più forte. Lo spring break non è mai stato così poco divertente.

Lo squalo

Per chiudere il cerchio ci tocca tornare agli anni Settanta, al film cult che Steven Spielberg ha diretto nel 1975 e che ha segnato per sempre la storia del cinema. E che ha terrorizzato (e terrorizza tutt’ora) un sacco di bagnanti. Impossibile non metterlo in lista, da vedere e rivedere.

Quali altri film vorresti mettere in lista?

Photo by shailendra Pratap Singh


5 cose che forse non sapevi sulla Twilight Saga

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Il 18 novembre 2009 usciva nelle sale l’attesissimo “The Twilight Saga: New Moon”, sequel di “Twilight” e trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Stephenie Meyer.

Dal 2008 al 2012 il mondo è stato travolto dalla Twilight-mania, che ha raccolto milioni di appassionati. La saga, prima letteraria e poi cinematografica, ha contribuito a rispolverare il successo dei vampiri, stavolta in una versione piuttosto inedita. La saga, inoltre, è stata il trampolino di lancio per le carriere di Robert Pattinson, Kristen Stewart e Taylor Lautner. I giovanissimi attori sono stati per anni al centro dell’attenzione dei media per via dell’ossessione dei fan e in particolare Pattinson e Stewart, che per qualche anno sono stati anche una coppia nella vita reale. A dieci anni di distanza dall’uscita di “New Moon” ecco cinque cose che forse non sapevate sulla celebre saga.

Due mesi di lavoro

Il successo del libro non passò inosservato a Hollywood e per la regia di “Twilight” fu scelta la regista Catherine Hardwicke. Il film venne girato in soli due mesi e solo al primo spettacolo aveva già incassato più di 7 milioni di dollari. Per “New Moon” fu scelta la regista Melissa Rosenberg, e anche in questo caso gli incassi sono stati da record, superando i settecento milioni. Nonostante gli incassi, la critica non ha particolarmente amato le pellicole, ma la saga è proseguita con successo fino alla fine.

Tutto è iniziato con un sogno

Il primo libro della saga è uscito nel 2005, facendo la fortuna di Stephenie Meyer. La scrittrice ha raccontato di aver avuto l’idea dopo un sogno. Fondamentalmente si tratta di un triangolo amoroso tra una ragazza, un vampiro e un lupo mannaro che le è valso la vendita di oltre 70 milioni di copie, oltre al successo al cinema. La scena del prato, che i fan ricorderanno bene, è stata riprodotta esattamente così come l’autrice l’aveva sognata ed è stata raccontata nel tredicesimo capitolo del libro. Dopo essersi svegliata la Meyer si è chiesta come sarebbe andata tra i due protagonisti, et voilà.

La parrucca di Nikki Reed

Nikki Reed è stata una delle protagoniste del clan dei vampiri (Rosalie) e, come tale, aveva bisogno di un look specifico. Oltre ad avere una pelle bianca e lucente, la Reed era anche particolarmente bionda. In occasione del primo film aveva tinto i suoi capelli ma gli eccessivi ritocchi li hanno danneggiati. Per girare “New Moon“, quindi, l’attrice ha deciso che avrebbe evitato le tinte poiché i suoi capelli avevano iniziato a cadere in maniera preoccupante. La produzione optò saggiamente per una parrucca.

Robert Pattinson e la guida

Durante le riprese del primo film, l’attore ha dovuto prendere la patente di guida per girare le scene in macchina. Ha quindi ottenuto una patente in Oregon. Alla guida di una barca, invece, Robert Pattinson se l’è cavata diversamente. Durante le riprese di “Breaking Dawn” ha infatti avuto un piccolo incidente “di fronte a 5000 persone”.

Robert Pattinson e la musica

L’attore britannico, che ha conquistato il cuore di milioni di fan, è anche un appassionato di musica. Ha cantato due canzoni per il film: una è “Never think”, l’altra è “Let me sign”. La prima viene cantata quando Edward e Bella cenano insieme a Port Angeles, la seconda dopo che bella viene morsa da James.


 

I film più romantici da vedere a Natale

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A Natale si possono vedere film per tutti i gusti ma, come tutti sappiamo, ci sono dei film che non possono proprio mancare. Non importa se si è fan accaniti dell’horror o dei cinepanettoni, almeno una commedia romantica deve essere nella lista dei film da vedere e rivedere.

Ecco una lista di must see per Natale, per calarsi in un’atmosfera romantica, immaginando il camino e la neve. Per single incallite à la Bridget Jones, per chi si affida alle coincidenze, per disillusi e sognatori, ecco i film più romantici da vedere durante le feste.


 


C’è posta per te

Tra la fine degli anni Novanta e i primi 2000 sono usciti alcune delle commedie romantiche più apprezzate e tra queste rientra sicuramente “C’è posta per te” (You’ve got mail). Tom Hanks e Meg Ryan sono Joe e Kathleen: vivono a pochi isolati di distanza, frequentano gli stessi posti e cercano l’amore in chat. Si incontrano nella vita reale e c’è un rapporto di odio e amore e un grande malinteso: non sanno che stanno guardando in faccia la persona di cui si sono innamorati virtualmente.

About a boy – Un ragazzo

Annata 2002, quando Hugh Grant era all’apice del suo successo e faceva sospirare milioni di spettatrici. In “About a boy” è un ricco londinese che vive di rendita grazie a una canzone di Natale scritta dal padre molto tempo prima. Disilluso, superficiale e bugiardo incallito, proprio grazie alle sue bugie troverà in Marcus (un piccolo Nicholas Hoult) l’occasione per dare una svolta alla propria vita.

Un amore tutto suo

Sandra Bullock è la protagonista di questo film uscito nel 1995. Veste i panni di Lucy, una ragazza timida e impacciata che vive una vita monotona e che prova attrazione per un ragazzo che incontra tutte le mattine alla fermata. Le cose cambieranno quando il ragazzo rischia di morire e Lucy, dopo avergli salvato la vita, si ritrova al suo capezzale in ospedale, aspettando che si risvegli dal coma.

Il diario di Bridget Jones

Il cult dei cult delle commedie romantiche e bibbia di tutte le single del mondo. In questo film del 2001 Renée Zellweger ha dato vita ad uno dei personaggi più amati del cinema. Il film si ispira a “Orgoglio e pregiudizio” e racconta la storia di una trentenne inglese, single alla ricerca della sua identità e del vero amore. Affiancata da Colin Firth e Hugh Grant.

L’amore non va in vacanza

Uno scambio di case tra Amanda (Cameron Diaz) e Iris (Kate Winslet) per cambiare aria dopo due pesanti delusioni sentimentali. Una parte per il Surrey, l’altra vola negli USA, entrambe fanno degli incontri che cambieranno le loro vite. Annata 2006.

Love Actually – L’amore davvero

Una commedia corale con un super cast: l’immancabile Hugh Grant (siamo nel 2003) e Colin Firth, Emma Thompson, Liam Neeson, Keira Knightley, Alan Rickman. L’amore si nasconde dappertutto e ogni singola storia raccontata nel film di Richard Curtis ne è la prova. Tante storie d’amore accomunate da un filo conduttore: il Natale.

Edward mani di forbice

Natale e Tim Burton, cosa chiedere di più? Impossibile non sospirare di fronte alla storia d’amore impossibile tra Edward mani di forbice (Johnny Depp) e Kim (Winona Ryder), soprattutto sapendo che sul set sbocciò davvero l’amore tra i due protagonisti.

Serendipity

C’è qualcosa di più romantico di un Natale a New York? Lo sa bene chi ha visto “Serendipity“, chi invece deve ancora rimediare, lo faccia entro il 25 dicembre e si chiederà come ha fatto a non avere nella propria collezione uno dei film più romantici di sempre. Diretto da Peter Chelsom, vede protagonisti John Cusack e Kate Beckinsale, rispettivamente nei panni di Jonathan e Sara. I due si incontrano in un momento della loro vita in cui sono entrambi impegnati e lasceranno decidere al destino se dovranno incontrarsi di nuovo oppure no.


“Joker” tra le parole più cercate su Google nel 2019

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Che vi sia piaciuto oppure no, su una cosa si può essere tutti d’accordo: “Joker” è stato un argomento davvero molto discusso quest’anno. Ovviamente stiamo parlando del film di Todd Phillips con protagonista Joaquin Phoenix che ha diviso pubblico e critica. C’è chi parla di capolavoro assoluto e chi invece non apprezza affatto il lavoro del regista, fino ad ora conosciuto soprattutto per “Una notte da leoni” e i vari sequel. Un’altra cosa su cui tutti sono d’accordo, tuttavia, è l’esibizione di Joaquin Phoenix, che si è confermato essere uno tra i migliori attori in circolazione. Il film di Phillips si è aggiudicato il Leone d’oro alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia e questo ha contribuito, senza dubbio, al suo enorme successo al botteghino.

Critiche e scontri a parte, “Joker” ha comunque destato molta curiosità tra gli spettatori. È infatti nella top ten delle parole più cercate su Google nel 2019. Il film si è piazzato al settimo posto della classifica. Al primo posto c’è il nome di Nadia Toffa, la conduttrice de “Le Iene” che purtroppo è scomparsa lo scorso 13 agosto dopo aver lottato contro un tumore. La conduttrice, amata dal grande pubblico, era stata spesso al centro delle polemiche per i suoi servizi ma anche per alcune dichiarazioni che aveva rilasciato riguardo la malattia. Tutto aveva avuto inizio con un malore, nel dicembre 2017, che l’aveva costretta ad allontanarsi temporaneamente dalla tv. Solo in seguito Nadia Toffa aveva rivelato di avere un tumore. Dopo le cure sembrava che l’allarme fosse rientrato ma la conduttrice aveva raccontato a “Verissimo” che il tumore era ricomparso. La Toffa aveva deciso di condividere la sua storia con i fan e aveva raccontato la sua storia anche in un libro, seguito da una pubblicazione postuma in cui vengono raccontati i suoi ultimi mesi di vita.

Le ricerche più gettonate su Google riguardano anche alcuni dei fatti salienti del 2019. Al secondo posto c’è “Notre Dame“, la cattedrale parigina ha preso fuoco il 15 aprile scorso. L’incendio ha causato molti danni e l’evento ha fatto molto parlare. Alla pari di “Sanremo“, che suscita sempre polemiche e chiacchiere, e gli eventi politici dell’anno. Tra i personaggi che compaiono nelle ricerche c’è un altro volto amato dal pubblico che ci ha lasciati. Si tratta di Luke Perry. L’attore, diventato celebre nei panni di Dylan McKay in “Beverly Hills 90210“, è scomparso il 4 marzo 2019 a causa di un ictus. Oltre che nella serie “Riverdale“, la sua ultima apparizione risale a “C’era una volta… a Hollywood” di Quentin Tarantino.

Tra i 10 e il 16 febbraio ha subito un’impennata di ricerche il nome di Mia Martini. La cantante, sorella di Loredana Bertè, è scomparsa nel 1995 e si è a lungo parlato dell’ipotesi che sia sia tolta la vita. Il periodo in cui le ricerche hanno raggiunto l’apice coincide con quello della messa in onda di “Io sono Mia“, il film biografico di Riccardo Donna in cui la Martini è interpretata da Serena Rossi. Tra i personaggi del 2019 c’è anche Mahmood, il cantante che si è aggiudicato la vittoria a Sanremo con il brano “Soldi” è al nono posto. Chiude la top ten Thanos: il personaggio dei fumetti Marvel è stato tra i protagonisti di “Avengers: Endgame“, interpretato da Josh Brolin.



Le parole più cercate su Google nel 2019

  1. Nadia Toffa
  2. Notre Dame
  3. Sanremo
  4. Elezioni Europee
  5. Luke Perry
  6. Governo
  7. Joker
  8. Mia Martini
  9. Mahmood
  10. Thanos

Film da vedere (e rivedere) per non annoiarsi in quarantena

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In un momento in cui tutti dobbiamo restare in casa, guardare film si rivela sempre una delle soluzioni migliori da adottare per far passare il tempo.

Il cinema permette di spaziare e accontenta tutti con una quantità infinita di trame e di generi. Fare una selezione ridotta di proposte non è cosa facile ma, come sempre ci proviamo. Stavolta seguendo un criterio ben preciso: un film da vedere per ogni decade, così possiamo approfittare tutti del momento per recuperare film non visti o riguardare delle pietre miliari della storia del cinema, che non fa mai male.



Viaggio nella luna – 1902

Genere: Fantascienza

Il film muto di Georges Méliès è uno dei più grandi capolavori della storia della nascita del cinema: immaginate un’opera fantascientifica e il Novecento appena iniziato e quella navicella spaziale che finisce dritta dritta nell’occhio della luna, una scena leggendaria.

Nascita di una nazione – 1915

Genere: Storico

Siamo nel bel mezzo della Guerra di Secessione americana. Il celebre film di David Wark Griffith racconta il prima e il dopo la guerra attraverso le storie di due famiglie contrapposte: ci sono i nordisti (Stoneman) e i sudisti (Cameron). Nonostante le polemiche che suscitò per via del suo significato fortemente politico (e ancora oggi lascia ampio spazio ai dibattiti), il film fu un enorme successo ed influenzò molte opere a venire.

La corazzata Potëmkin – 1925

Genere: Storico

Ci sono dei miti da sfatare sul film di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn. Prima di tutto, non è “una cagata pazzesca” e poi non dura davvero tanto: 75 minuti. La parodia di Fantozzi ha involontariamente contribuito a creare pregiudizi su uno dei film che hanno influenzato maggiormente tutte le pellicole successive. Suddiviso in 5 atti, il film racconta i fatti che scatenarono la Rivoluzione russa del 1905, tra avvenimenti realmente accaduti ed altri fittizi. Memorabile è la scena della scalinata ripresa, tra gli altri, ne “Gli intoccabili”.

Tempi Moderni – 1936

Genere: Commedia

Il film muto di Charlie Chaplin è un’altra pietra miliare della storia del cinema e soprattutto un’importantissima riflessione sul concetto di alienazione dell’operaio. Il protagonista, infatti, lavora in una fabbrica e si occupa di stringere i bulloni in catena di montaggio. Risucchiato dal suo lavoro, rischia di perdere il senno ma sembra che anche tutto il mondo intorno a lui stia impazzendo.


Tempi moderni – Charlie Chaplin


Quarto Potere – 1941

Genere: Drammatico

Orson Welles al suo debutto da regista, a soli 25 anni, riuscì a realizzare uno dei film più importanti e citati di sempre. “Quarto potere” è la storia del magnate Charles Foster Kane, un personaggio complesso e incapace di amare. Kane crea il vuoto intorno a sé, è avido e allontana tutti, finendo col ritrovarsi solo, alla fine dei suoi giorni, nella sua enorme residenza. Welles scava a fondo nella sua storia, mostrando allo spettatore il suo “Citizen Kane” in tutte le sue sfumature.

Il settimo sigillo – 1957

Genere: Epico

A pochi giorni dalla scomparsa dell’attore Max von Sydow, è doveroso rendergli omaggio con il bellissimo film di Ingmar Bergman. La memorabile partita a scacchi con la morte, il lungo viaggio del cavaliere Antonius Block di ritorno dalle crociate nell’Europa sconvolta dalla peste. Da vedere e rivedere, fosse anche solo per la suggestiva scena che ci accompagna su un finale ricco di spunti e riflessioni.

Psyco – 1960

Genere: Thriller

Qui stiamo parlando del maestro della supense Alfred Hitchcock e di uno dei suoi film più celebri in assoluto. Cult è la scena della doccia di Janet Leigh ma la storia di Norman Bates è stata uno spunto prolifico per tantissime opere negli anni successivi. La storia si basa su quella del serial killer Ed Gein, raccontata nel romanzo di Robert Bloch dal quale Hitchcok trasse ispirazione per il suo capolavoro.

 

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto – 1970

Genere: Grottesco, thriller

Si tratta dell’opera forse più conosciuta di Elio Petri, con un superbo Gian Maria Volontè nei panni di un commissario di polizia – il cui nome non viene mai menzionato – che uccide l’amante senza fare nulla per nascondere le tracce del suo delitto. Il film nasce in un periodo storico molto particolare per l’Italia ed è un’importante riflessione sulla condizione politica del Paese, con riferimenti a fatti e persone meno “casuali” di quanto dichiari.



Blade Runner – 1982

Genere: Fantascienza

Quante volte avete sentito pronunciare la frase “Ho visto cose che voi umani…”? Se la utilizzate, il merito è tutto di Ridley Scott e dell’ormai leggendario monologo di Rutger Hauer. Il film è ambientato a Los Angeles nel 2019, in un mondo distopico in cui dei replicanti utilizzati come laboratori nelle colonie extra-terrestri fuggono illegalmente per tornare sulla Terra ma a dar loro la caccia ci sono gli agenti speciali “blade runner”. L’ex agente Rick Deckard (Harrison Ford) decide di tornare a lavoro per un’ultima missione.

Toy Story – 1995

Genere: Animazione

Nella miriade di film tra cui era possibile scegliere, facciamo largo all’animazione e in particolare al film di John Lasseter che ha cambiato per sempre il genere. Si tratta, infatti, del primo film animato interamente al computer, che è anche il motivo per cui si aggiudicò un Oscar. Attraverso le avventure di Woody e Buzz tutti hanno riso e pianto, ripercorrendo tutte quelle bellissime sensazioni legate all’infanzia.

Memento – 2000

Genere: Thriller

Leonard Shelby (Guy Pearce) è il protagonista del film Christopher Nolan. L’uomo, in seguito a un evento traumatico, soffre di gravi disturbi alla memoria per cui cerca di ricordare tutto tramite post-it, fotografie e perfino tatuaggi. La contorta sceneggiatura ha portato il film alla candidatura a due premi Oscar ma ad essere particolarmente sottovalutato all’epoca in cui uscì. Oggi, per gli amanti di Nolan e non solo, è un vero e proprio must.

La grande bellezza – 2013

Genere: Drammatico

Chiudiamo con un ritorno all’Italia e al film che ha permesso a Paolo Sorrentino di portarsi a casa un premio Oscar come miglior film straniero. La storia è quella di Jep Gambardella (Toni Servillo), un giornalista che vive la Roma più mondana e decadente ripensando al proprio passato, a ciò che ha costruito e al tempo che gli resta da vivere.


Photo by JESHOOTS.COM

5 film da vedere per festeggiare San Patrizio

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La festa di San Patrizio, che si celebra ogni anno il 17 marzo, fa pensare alle cornamuse, folletti e trifogli, fiumi di birra e, se siete cinefili incalliti, molto probabilmente anche a Martin Scorsese.

Abbiamo selezionato cinque film che, in modi diversi, parlano dell’Irlanda, da guardare in occasione della festa di San Patrizio. Dublino non è l’unica città in cui il 17 marzo si festeggia con passione, tra una pinta e l’altra. Grazie alle comunità irlandese sparse per tutto il mondo, ormai la festività è conosciuta ovunque e in particolare in alcune città, come Boston o Chicago.

I 5 film da vedere a San Patrizio

Bloody Sunday – Paul Greengrass

Genere: Drammatico, storico

La “domenica di sangue” si riferisce ai fatti che avvennero a Derry, nell’Irlanda del Nord, il 30 gennaio del 1972. La situazione politica irlandese è sempre stata molto delicata, in particolare in quel periodo. C’era un conflitto in corso tra unionisti e nazionalisti, che di fatto si traduceva in uno scontro tra cattolici – fortemente discriminati poiché in minoranza – e protestanti. Il film di Paul Greengrass racconta del giorno in cui, durante una marcia di protesta pacifica, dei paracadutisti britannici aprirono il fuoco sui partecipanti, uccidendo 14 persone. Ai fatti di Derry si riferisce anche il celebre brano “Sunday Bloody Sunday” degli U2, presente anche nella colonna sonora del film.

Bloody Sunday


The Irishman – Martin Scorsese

Genere: Gangster

Nei mesi scorsi si è parlato moltissimo dell’ultimo film di Martin Scorsese con protagonisti Robert De Niro, Joe Pesci e Al Pacino. La storia è quella di Frank Sheeran, noto col soprannome de “l’irlandese” e legato al sindacato dei camionisti di Jimmy Hoffa e al boss Russell Bufalino, esponente della Cosa Nostra Statunitense. Come ogni gangster movie di Scorsese, non mancano i riferimenti all’Irlanda, infatti non sarà l’unico film del regista che troverete in questa lista.

The Irishman


Once – John Carney

Genere: Drammatico, musicale

Cambiamo completamente genere e torniamo in Irlanda. La storia è quello di un musicista irlandese che suona per strada e aggiusta elettrodomestici con il sogno di raggiungere il successo. Un giorno incontra una musicista, ragazza madre e polistrumentista ceca, con il sogno di avere un pianoforte tutto suo. Tra  due nascerà un rapporto profondo che li porterà ad aiutarsi a vicenda, raggiungendo i loro sogni. Il film vede protagonisti Glen Hansard e Markéta Irglová, entrambi musicisti nella vita reale in una romantica Dublino. “Once – Una volta” si è aggiudicato l’Oscar come miglior canzone nel 2008 per il brano “Falling Slowly“.

Once – Una volta


The Departed – Il bene e il male – Martin Scorsese

Genere: Gangster

Torniamo dall’altra parte dell’oceano e a Martin Scorsese. L’apprezzatissimo film del 2006 vede protagonisti Leonardo DiCaprio, Jack Nicholson e Matt Damon. È ambientato a Boston e racconta dell’infiltrazione di una talpa nella Polizia di Stato del Massachusetts da parte di un boss irlandese che si trova sotto inchiesta. Le storie si ispirano a fatti realmente accaduti. Da ascoltare tutta d’un fiato la bellissima colonna sonora, nella quale spicca “I’m shipping up to Boston” dei Dropkick Murphys.

The Departed


Barry Lyndon – Stanley Kubrick

Genere: Storico

Last but not least, il capolavoro di Stanley Kubrick del 1975. Ispirato al romanzo “Le memorie di Barry Lyndon” di William Makepeace Thackeray, il film è diviso in due parti e ha come protagonista Ryan O’Neal. La trama ruota attorno alle aspirazioni di Lyndon, giovane irlandese determinato più che mai a fare parte dell’aristocrazia inglese, vivendo svariate avventure. Nella produzione del film Kubrick (le riprese si svolsero nell’arco di ben due anni) fece sfoggio di tutta la sua precisione e maniacalità per risultare quanto più realistico possibile. Anche se al botteghino “Barry Lyndon” non fu un grande successo, fu molto apprezzato dalla critica e ad oggi è considerato uno dei migliori film del regista.

Barry Lyndon

10 amatissimi papà dal mondo delle serie tv

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Il 19 marzo si celebra la festa del papà e abbiamo deciso di selezionare dieci papà famosissimi, direttamente dal mondo delle serie tv.

Di serie ce ne sono tante così come tante sono le figure paterne rimaste impresse nel cuore dei fan. Dai tempi di “Happy Days” con il signor Cunningham (Tom Bosley) passando per diversi generi, da “I Soprano” a “Il Trono di Spade“, chi più ne ha più ne metta. La selezione non è stata semplice e non tutti i papà della lista verrebbero definiti “esemplari” ma è anche per questo che sono così amati.

10 papà dal mondo delle serie tv


Rick Grimes – The Walking Dead

In un mondo in preda ad un’apocalisse zombie, nessun figlio potrebbe sentirsi più al sicuro di Carl. Rick Grimes (Andrew Lincoln) è lo sceriffo a cavallo che nel pilot della serie è disposto a fare qualunque cosa pur di ritrovare la sua adorata famiglia. Sebbene in un mondo normale i suoi insegnamenti siano del tutto discutibili, Rick fa di tutto per insegnare a Carl a sopravvivere in un mondo invaso dagli zombi, in cui non ci si può fidare di nessuno.

Phil Dunphy – Modern Family

Di tutt’altro tipo è invece Phil Dunphy (Ty Burrell), l’adorabile papà di “Modern Family“. Sposato con Claire, è padre di tre figli: Haley, Alex e Luke. Fa di tutto per entrare nelle grazie del suocero, appassionato di magia, non può che conquistare il cuore dei fan con le sue assurde trovate e per il suo inarrestabile ottimismo.

Hal Wilkerson – Malcom in the Middle

Quella di Malcolm è stata una delle serie più amate dei primi duemila, anche per il personaggio di Hal, interpretato da Bryan Cranston. Innamorato perdutamente della moglie, al punto da non vederne nemmeno i difetti, è un personaggio particolarmente ingenuo. Così tanto che la moglie non esita a rinfacciargli di sembrare, talvolta, un altro figlio.

Frank Gallagher – Shameless

Riuscireste ad immaginare un papà peggiore di Frank (William H. Macy Jr)? Egoista, tossicodipendente, nullafacente e alcolizzato, racchiude il peggio che una figura paterna può rappresentare e di certo non è la persona a cui lasciare ben sei figli. I fan di “Shameless“, tuttavia, non possono non provare affetto nei suoi confronti e della sua assoluta follia.



Peter Griffin – I Griffin

Se parliamo di pessimi esempi, Peter Griffin non è da meno. Il personaggio creato da Seth MacFarlane ne combina di tutti i colori e pensa prevalentemente a se stesso. Alcolista, obeso e pigrissimo, è il protagonista di alcune delle scene più esilaranti della serie. Almeno una volta, tutti avrebbero voluto vivere un’avventura insieme a Peter e i suoi amici, dopo una bella bevuta all’Ostrica Ubriaca.

John Winchester – Supernatural

Personaggio della serie “Supernatural” interpretato da Jeffrey Dean Morgan, rientra nell’elenco dei padri non esattamente esemplari. C’è da dire che i suoi trascorsi non sono semplici e che John è ossessionato dall’idea di vendicare la morte della moglie, uccisa da un demone. Insegnerà ai suoi due figli, Dean e Sam, a dare la caccia a creature soprannaturali nella speranza di poter trovare il demone che ha ucciso la sua amata Mary.

Homer Simpson – I Simpson

Spesso paragonato a Peter Griffin, anche Homer Simpson rientra tra i papà più disastrosi che siano mai stati creati. Ne combina una dietro l’altra e, proprio come il collega, è particolarmente legato alla birra e al divano. Operaio nella centrale nucleare del signor Burns, Homer è in realtà il protagonista di tantissime avventure, dai concerti con grandi rockstar a viaggi nello spazio e, nonostante i suoi mille difetti, è legatissimo alla sua Marge e ai figli, sempre pronti a perdonarlo.

Dexter Morgan – Dexter

A vederlo da fuori, Dexter Morgan (Michael C. Hall) è solo un tranquillissimo tecnico della scientifica di Miami. Nella realtà è un insospettabile serial killer, abilissimo a nascondere le proprie tracce e che uccide seguendo un codice molto rigido. Ma, piccolo particolare, è anche padre di tre figli, di cui due adottivi.

Walter White – Breaking Bad

Bryan Cranston merita la doppia menzione in classifica, anche se stavolta nemmeno lui risulta essere una figura paterna da cui prendere esempio. Tutti, in ogni caso, amano Walter White, protagonista di “Breaking Bad” e abilissimo cuoco… di metanfetamine.

Jack Pearson – This is us

Al primo posto c’è il personaggio interpretato da Milo Ventimiglia, colui che ha fatto sciogliere il cuore di milioni di fan in tutto il mondo. È disposto a fare di tutto pur di regalare momenti indimenticabili a Rebecca e ai loro tre figli. I suoi difetti sono perdonabilissimi, a fronte di tutte le bellissime cose fatte per la sua famiglia.


5 storie di serial killer che hanno ispirato film e serie tv

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Il bello del cinema è che si può viaggiare con la fantasia e creare storie coinvolgenti per il pubblico ma è anche uno strumento per raccontare delle storie realmente accadute. Talvolta realtà e finzione si mescolano a tal punto da non capire più quale sia il confine ma il cinema, da sempre, ha tratto ispirazione da storie e personaggi reali. Il genere thriller non è immune e buona parte del fascino di questi film è forse proprio il fatto di stupirsi ogni volta che si scopre che simili scenari siano realmente esistiti. I serial killer hanno sempre attirato un certo interesse da parte del pubblico, a prescindere dal cinema, e ce ne sono alcuni che più di altri hanno contribuito ad ispirare una o più storie, al punto da diventare dei veri e propri fenomeni nella cultura di massa.

Ed Gein

Ed Gein è colui che ha ispirato il romanzo dal quale poi è stato tratto “Psyco” ma anche altri cult come “Non aprite quella porta” e “Il silenzio degli innocenti“. Ha ispirato, inoltre, il personaggio di Bloody Face nella seconda stagione di “American Horror Story“. Come spesso accade nella storia di questi personaggi, anche Gein è cresciuto in un contesto familiare difficile, con un padre alcolizzato e violento e una madre succube delle violenze, oltre che fanatica religiosa. Bullizzato a scuola, maltrattato e represso in casa, Gein iniziò a manifestare in modo più evidente i suoi disturbi solo dopo la morte della madre, avvenuta nel 1945. Cinque anni prima aveva affrontato la morte del padre e solo un anno prima quella del fratello, che forse uccise lui stesso – sebbene fu dichiarata la morte per asfissia durante un incendio avvenuto nella loro fattoria di Plainfield, Wisconsin. Nel 1957, a seguito della scomparsa di Bernice Worden, che faceva la commessa in una drogheria, le indagini portarono la polizia all’abitazione di Ed Gein. Nella sua casa fu trovato il corpo della donna ma anche una serie di altri orrori, tra cui elementi di arredamento e tappezzeria realizzati con pelle e ossa umane. Molti casi irrisolti iniziarono ad essere ricollegati a lui, Ed Gein confessò una serie di delitti, alcuni dei quali commessi molti anni prima e di aver dissotterrato diversi cadaveri nei cimiteri. L’unica stanza della casa che ed aveva mantenuto intatta e pulita era quella appartenuta alla madre, con la quale aveva sempre avuto un legame particolarmente disfunzionale. L’assassino aveva creato perfino un abito di pelle umano e in seguito confessò di aver desiderato di cambiare sesso. Per molti psicologi questa era una delle prove del suo legame malato con la madre che, in qualche modo, Ed Gein stava cercando di tenere vicina a sé: è in particolare questo aspetto della sua storia ad avere ispirato l’opera di Hictchcock.

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John Wayne Gacy

Tra i serial killer più famosi c’è sicuramente John Wayne Gacy. Anche lui presente nel “cast” di serial killer di “American Horror Story”, viene menzionato in numerose opere e un film su di lui è stato realizzato nel 2003 da Clive Saunders. Gacy è noto in particolare col nome di “Killer clown“, perché all’inizio degli anni Settanta lavorava come intrattenitore alle feste per bambini con il nome di Pogo il Clown. La scoperta dei terribili delitti di Gacy lasciò la comunità sconvolta, poiché sembrava una persona perfettamente normale ed era famoso per il suo carattere affabile. Come nel caso di Ed Gein, John Wayne Gacy era cresciuto in un contesto difficile, anche lui con un padre alcolizzato che lo maltrattava e lo picchiava, oltre a deriderlo e umiliarlo. Bullizzato anche a scuola per il suo aspetto effeminato, Gacy subì un grave trauma alla testa mentre giocava sull’altalena che gli causò, tra le altre cose, anche perdite di memoria. Il problema fu però sottovalutato e diagnosticato solo diversi anni dopo. Nel frattempo iniziò a lavorare e si laureò per poi convolare a nozze con Marlynn Myers nel 19564. Riuscì a fare carriera anche grazie al supporto del suocero, che gli offrì la possibilità di gestire dei ristoranti fast food. John Wayne Gacy continuava a reprimere la propria omosessualità: padre di due figli, Gacy viveva due vite parallele. Visto dall’esterno era un uomo di successo con una famiglia perfetta e felice ma sul finire degli anni Sessanta, la sua omosessualità repressa iniziò a farsi sempre più evidente: le avances ai colleghi, le molestie agli adolescenti e una vasta raccolta di materiale pornografico erano solo la punta dell’iceberg. Il primo arresto con l’accusa di sodomia arrivò nel 1968: la moglie chiese subito il divorzio, perse il lavoro e, una volta fuori di prigione (18 mesi dopo), tentò di ripartire trasferendosi a Chicago dalla madre. Arrivò un secondo matrimonio, nel 1972, ma continuarono i problemi con la legge e le accuse di molestie da parte di giovani ragazzi. Il secondo divorzio arrivò nel 1976, quando Gacy confessò alla moglie di essere bisessuale, nel frattempo aveva avviato con successo un’impresa edile e lavorava – con la scusa della beneficenza – come intrattenitore nei panni del clown Pogo. Il ’72 è l’anno in cui John Wayne Gacy uccide il quindicenne Timothy Jack McCoy, a seguito del divorzio dalla seconda moglie gli omicidi si fecero più frequenti. La svolta avvenne nel ’78, a seguito della scomparsa di un altro quindicenne, Robert PIest. Il ragazzino aveva raccontato di aver conosciuto Gacy, che l’uomo gli aveva offerto un poto di lavoro. I genitori lo riferirono alla polizia che, una volta arrivata nell’abitazione di Gacy per interrogarlo, si ritrovò di fronte all’orrore in cui viveva. John Wayne Gacy fu giustiziato nel 1994 con iniezione letale: molte delle sue vittime erano state seppellite nella sua abitazione o sono state ritrovate in cantina.

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Aileen Wuornos

Quando aveva appena 4 anni, Aileen Wuornos fu affidata ai nonni materni insieme al fratello, Keith. I suoi genitori erano separati: la madre aveva solo 15 anni quando aveva sposato il padre, un uomo affetto da schizofrenia che fu mandato in prigione con l’accusa di violenza su minori e che si suicidò, impiccandosi. A casa dei nonni, Aileen e il fratello si ritrovarono con un nonno alcolizzato e violento e la ragazza a 14 anni fu stuprata da un amico di famiglia. Rimasta incinta, portò il bambino in un istituto. Dopo la morte della nonna, Aileen si ritrovò ad essere cacciata di casa dal nonno, lasciò la scuola e iniziò a prostituirsi per sopravvivere. Iniziarono anche i suoi problemi con la legge e il primo arresto arrivò nel 1974 (guida in stato d’ebbrezza, disturbo della quiete pubblica e per aver sparato da un veicolo in movimento), il secondo due anni dopo (aggressione), quando nel frattempo aveva sposato un uomo di 69 anni (fu aggredito anche lui). Due anni ci fu dopo un altro arresto per aggressione, la morte del fratello (dalla quale Aileen incassò 10.000 dollari di assicurazione) e l’annullamento del matrimonio, celebrato solo da 9 settimane. Gli arresti continuarono nel 1986, per furti, aggressione, resistenza a pubblico ufficiale, per aver fornito false generalità e minacce con pistola. Nel frattempo Aileen Wuornos iniziò la relazione con la cameriera Tyria Moore, con la quale andò a convivere: entrambe si prostituivano per mantenersi. Tre anni dopo Aileen confessò un omicidio alla compagna: aveva ucciso un cliente e gli aveva rubato la macchina, la stessa con cui aveva fatto ritorno a casa. Poche settimane dopo fu ritrovato il corpo e a questo fecero seguito altri ritrovamenti di cadaveri di uomini, tutti uccisi con una calibro 22. Le morti vennero associate ad una donna ma ancora gli indizi erano troppo pochi per trovare una vera e propria associazione con Aileen. Fu un errore di distrazione di Aileen Wuornos a dare una svolta alle indagini: fu arrestata con l’accusa di avere un porto d’armi abusivo. Interrogata dalla polizia, Tyria confessò i crimini della compagna, che fu indotta a confessare durante una telefonata. Aileen Wuornos fu giustiziata nel 2002, la sua storia è stata raccontata nel film “Monster“, uscito un anno dopo la sua morte. Ad interpretarla è stata Charlize Theron, che si aggiudicò un premio Oscar come migliore attrice protagonista. Un riferimento alla Wuornos compare anche in “American Horror Story: Hotel“, dove la serial killer è impersonata da Lily Rabe.

Una scena del film “Monster”


Ted Bundy

Non si può iniziare una conversazione sui più famosi serial killer americani senza tirare in ballo Ted Bundy. tra il 1974 e il 1978 si è reso protagonista di almeno 30 omicidi, le vittime erano tutte giovani donne. Oltre che per l’efferatezza dei suoi crimini, Ted Bundy è noto per il suo fascino, quello che gli permetteva di conquistarsi la fiducia delle ignare vittime. Di volta in volta, il serial killer usava diversi stratagemmi per attirare le donne in luoghi isolati. Fu cresciuto dai nonni in quanto figlio illegittimo e per molto tempo fu convinto che la madre fosse in realtà sua sorella maggiore. Fin da giovane iniziò a manifestare un lato violento ma la situazione iniziò a peggiorare, appunto, a metà degli anni Settanta. Nel 1974 mise in atto il suo primo tentato omicidio: Joni Lenz aveva solo 18 anni e fortunatamente uscì dal coma dopo le violenze subite e dopo essere stata ritrovata dai coinquilini 24 ore dopo l’accaduto. Un’altra donna riuscì a sfuggire a un destino orribile e fu anche un’importante testimone: si tratta di Janice Graham, che aveva descritto Ted Bundy e il suo modo di adescare le ragazze, ovvero fingendo di avere un braccio rotto e chiedendo aiuto per caricare una barca a vela sul tetto della macchina. Bundy si spostava a bordo del suo maggiolino, che poi divenne un elemento fondamentale per le indagini, e un’altra delle poche vittime che riuscirono a sfuggirgli fu Carol DaRonch, a seguito di una brutta colluttazione. Raelynn Shepard, invece, testimoniò di essere stata avvicinata dall’uomo ma di aver rifiutato di salire sulla sua macchina. Gli spostamenti di Bundy andavano di pari passo con le numerose sparizioni di giovani donne che iniziarono a seminare panico e preoccupazione. La polizia si avvicinò sempre più: fu arrestato nel 1975 con l’accusa di sequestro di persona e da lì si aprì la pista che lo collegò agli altri casi. Nel corso della sua lunga “carriera criminale”, Ted Bundy riuscì a farla franca in più occasioni e perfino ad evadere due volte di prigione. Secondo alcune interpretazioni, Bundy iniziò ad agire dopo essere stato lasciato dalla prima fidanzata, a causa del trauma dell’abbandono. Come già detto, aveva manifestato fin da piccolo di essere violento e i suoi stessi familiari riportarono episodi inquietanti accaduti in casa. Nel corso della sua vita, Ted Bundy riuscì a portare avanti lunghe relazioni nascondendo il suo lato oscuro: amante della politica e studente di legge, Bundy era un abile oratore e manipolatore che aveva deciso perfino di difendersi da solo. Fu giustiziato sulla sedia elettrica nel 1989. Tantissimi sono i riferimenti nella cultura di massa, dalla musica alla letteratura. La sua figura è recentemente tornata alla ribalta per via dell’accuratissimo documentario “Conversations with a Killer: The Ted Bundy Tapes” uscito su Netflix e diretto da Joe Berlinger. Quest’ultimo è anche il regista di “Ted Bundy – Fascino criminale“, film in cui Bundy è stato interpretato da Zac Efron.

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Unorthodox: le differenze tra la serie e la vera storia di Deborah Feldman

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In questi giorni si sta parlando molto della serie NetflixUnorthodox”, basata sulla vera storia della scrittrice Deborah Feldman. Come anticipato nella nostra recensione, gli sceneggiatori si sono presi alcune libertà creative nella narrazione (in accordo con la stessa autrice) ma molti dettagli sono ripresi dall’autobiografia pubblicata da Feldman nel 2012. Nella serie la protagonista si chiama Esther Shapiro, detta Esty, ed è interpretata dalla bravissima Shira Haas. Oltre alla miniserie, composta da 4 episodi, sempre su Netflix è disponibile “Making Unorthodox”, che racconta il dietro le quinte e che spiega anche le motivazioni dietro le scelte degli sceneggiatori. Scopriamo quali sono le differenze tra la serie e la storia vera, da qui in poi potrebbero esserci spoiler.

L’infanzia

Deborah Feldman, proprio come Esther Shapiro nella serie, è cresciuta lontana dalla madre. La donna aveva lasciato la comunità a causa della sua omosessualità e non le era stato permesso di portare la figlia con sé. Il racconto è fedele a quello della serie: la madre della Feldman ha perso la sua custodia per via delle rigide regole rabbiniche, che non garantiscono praticamente mai la custodia dei figli a chi decide di lasciare la comunità. La Feldman, quindi, è cresciuta con i nonni paterni – come Esty. Il rapporto con la nonna – Bubby – è stato adattato per la serie tv, incluso il dettaglio del canto in assenza del nonno ma è vero che il canto e la musica nella comunità Satmar sono considerate indecorose per le donne.

L’incontro con Yanky

Il primo incontro tra Esty e Yanky riprende, invece, quanto raccontato nel libro da Deborah Feldman. Ha dovuto davvero aspettare che fosse prima lui a parlare e anche il dialogo successivo è ripreso dal racconto dell’autrice. La scrittrice ha dovuto prendere lezioni per prepararsi alla vita matrimoniale, proprio come la protagonista della serie. Tutto il racconto relativo alla vita coniugale e l’approccio con il sesso sono basati sulla storia reale, incluso il divieto della donna di avere rapporti con il marito durante il periodo mestruale.

La lingua

Unorthodox” è la prima serie Netflix recitata in yiddish e l’effetto, per chi la guarda in lingua originale, è davvero strano, poiché si sente un miscuglio di ebraico, tedesco e inglese. Deborah Feldman ha raccontato che quando era piccola veniva rimproverata tutte le volte che parlava in inglese con gli amici. Lo aveva imparato di nascosto, grazie a dei libri “proibiti” che aveva trovato in casa. Alle donne era vietato leggere perfino la Torah, il fatto che ci fossero libri in lingua inglese in casa era insolito ma la famiglia della Feldman era meno restrittiva rispetto a quella del marito. Non appena è stato possibile, Deborah ha insegnato a suo figlio a parlare inglese.

I rapporti coniugali

Deborah Feldman ha avuto più o meno gli stessi problemi raccontati nella serie, durante i rapporti sessuali con il marito, che si chiama Eli. Nella storia reale, Eli aveva difficoltà ad avere un’erezione e la Feldman aveva iniziato a consultare dei medici e un terapista per cercare di risolvere i loro problemi. Dopo due diagnosi sbagliate (doppio imene e utero setto), le fu diagnosticato il vaginismo. Per riuscire ad avere rapporti, Deborah faceva degli esercizi ed usava dei dilatatori, come viene raccontato anche nella serie. Alla fine, vediamo anche la scena in cui Esty trova il coraggio di affrontare il marito. La Feldman non ha mai parlato in modo così diretto all’ex marito ma ha dichiarato di essere rimasta molto colpita da quella scena e che avrebbe voluto che le cose andassero così.

La gravidanza

Ci sono molte differenze tra la gravidanza di Esty e quella di Deborah Feldman. Nella serie vediamo che la protagonista non dice a Yanky di essere incinta e scappa ancor prima di avere i risultati delle prime analisi. Deborah Feldman, invece, è rimasta al fianco di Eli ed hanno cresciuto il loro bambino insieme per i suoi primi anni di vita. La scrittrice e il marito decisero di lasciare Brooklyn insieme e di trasferirsi in un appartamento migliore e in una comunità che avesse regole meno rigide. Andarono a vivere ad Airmont, New York, ed è lì che è nato Yitzy. La Feldman ebbe modo di entrare (di nascosto) al Sarah Lawrence College per diventare una scrittrice. Nella serie, invece, Esty è appassionata di pianoforte ma le sue esperienze riprendono quelle vissute dall’autrice, come il momento dell’acquisto di un paio di jeans, il rossetto e le scarpe coi tacchi.

La fuga dalla comunità

La fuga di Esty avviene durante lo shabbat, quando la comunità Satmar rispetta regole estremamente rigide sugli spostamenti. Nella realtà la separazione è avvenuta in modo meno drammatico e in tempi più lunghi, anche se è vero che la Feldman vendette gioielli e altri regali di nozze per garantirsi soldi a sufficienza per ripartire da sola. La scrittrice prese la drastica decisione a seguito di un brutto incidente stradale, in cui ha rischiato di morire e ha pensato che non avrebbe più sprecato nemmeno un minuto della sua vita. Al momento della sua fuga, Deborah Feldman aveva la patente (cosa insolita), quindi aveva noleggiato un’auto. Il piccolo Yitzy aveva tre anni, insieme sono tornati a New York e lì la Feldman ha cambiato numero di telefono, senza rivelare il suo indirizzo a nessuno, per poi spostarsi a Berlino. Contrariamente a quanto avviene nella serie, Feldman non è stata inseguita. Scrivere un’autobiografia è stato fondamentale per garantirsi la custodia di Yitzy, come le era stato suggerito anche dal suo stesso avvocato.

Elezioni USA 2020: film e serie tv che parlano di politica

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Per immergersi completamente nell’atmosfera di queste ore, in cui gli Stati Uniti sono con il fiato sospeso per le presidenziali, ecco qualche film o serie tv da vedere. La sfida, per le elezioni USA 2020, è tra Donald Trump, l’attuale presidente, e Joe Biden. Prima di conoscere il risultato di queste elezioni, che hanno visto un tasso di affluenza altissimo, ci vorrà molto tempo e la gara si fa sempre più complessa. In attesa di scoprire se Donald Trump sarà ancora il Presidente degli Stati Uniti o se verrà rimpiazzato dal democratico Joe Biden, ecco alcuni film che trattano il tema delle elezioni americane e, in generale, di politica.

Democracy is so overrated

House of Cards – David Fincher (2013-2018)

Prima di qualunque altro suggerimento, non si può fare a meno di pensare a Frank Underwood e al pilot di “House of cards”. La serie di Netflix non ha avuto un destino clemente ma è ottima per capire come funziona la politica americana e per conoscere da vicino le mosse spietate del protagonista della serie. “House of Cards” ha come protagonisti Kevin Spacey e Robin Wright, è un adattamento della serie della BBC, a sua volta trasposizione del romanzo di Michael Dobbs.

Tutti gli uomini del Presidente (All the President’s Men) – Alan J. Pakula (1976)

Il cult con protagonisti Dustin Hoffmane Robert Redford ha segnato la storia del cinema. Il film ha ottenuto un enorme successo e otto candidature agli Oscar, vincendone ben quattro. Uscito nel 1976, il film di Pakula ruota attorno allo scandalo del Watergate, che portò il presidente Nixon alle dimissioni. Si basa, in particolare, sull’inchiesta condotta dal Washington Post che portò a scoprire lo scandalo, tutt’oggi chiacchieratissimo.

Sesso e potere (Wag the dog) – Barry Levinson (1997)

Il film vede protagonisti Dustin Hoffman e Robert De Niro. È ambientato esattamente a ridosso delle elezioni americane: quando uno scandalo sessuale travolge il presidente viene messa in scena una finta guerra per distogliere l’attenzione e far sì che possa essere riconfermata la sua carica.  All’epoca dell’uscita del film, ironia della sorte, ci fu davvero uno scandalo che vide coinvolto il presidente degli Stati Uniti: si tratta de “Sexgate” che vide coinvolto Bill Clinton e la stagista, allora 22enne, Monica Lewinsky.


Tutti gli uomini del Presidente


Il Presidente – Una storia d’amore (The American President) – Rob Reiner (1995)

Michael Douglas veste i panni del presidente USA Andrew Shepherd, leader democratico e carismatico rimasto vedovo, con una figlia dodicenne. Il film di Reiner non parla di politica nel senso più stretto, è infatti una commedia romatica, come si evince dal titolo, in cui la politica fa da sfondo alla love story narrata ed è una visione adatta a chi cerca un film dai toni più leggeri.

L’uomo dell’anno (Man of the year) – Barry Levinson (2006)

È sempre opera di Barry Levison il film con protagonista Robin Williams nei panni di Tom Dobbs, popolare conduttore di talk show. Spinto sia dal suo manager che dal suo pubblico entusiasta, l’uomo decide di candidarsi come presidente degli Stati Uniti, una cosa che nel 2006 forse poteva sembrare improbabile e invece…

Fahrenheit 9/11 – Michael Moore (2004)

Michael Moore è noto al grande pubblico per i suoi documentari di denuncia e questo, il cui titolo si rifà al celebre romanzo distopico di Ray Bradbury, è tra i più famosi in assoluto. Siamo alla vigilia della presidenza di George W. Bush, alle presidenziali del 2000, a un anno dall’orribile attentato delle Torri Gemelle che ha cambiato per sempre la storia. Moore mette in discussione sia la presidenza di Bush che le informazioni in suo possesso al momento degli attentati, toccando altre tematiche scottanti, come quella della guerra in Iraq.


Ryan Gosling


Gli intrighi del potere (Nixon) – Oliver Stone (1995)

Torniamo al Watergate che, come dicevamo, è tutt’ora un caso molto discusso. Nel 1995 anche Oliver Stone decise di trattare l’argomento nel suo film in cui è Anthony Hopkins a prestare il suo volto per interpretare l’ex Presidente USA Richard Nixon. Il film racconta, di fatto, l’intera carriera di Nixon e allora fu un successo, pur ricevendo pareri contrastanti dalla critica, e si aggiudicò 4 nomination agli Oscar.

JFK- Un caso ancora aperto – Oliver Stone (1991)

Se non fosse chiaro, Oliver Stone è anche un grande appassionato di politica. Ancora prima di approdare alla vita di Nixon, il regista si è concentrato sulla storia di uno dei presidenti americani più amati di sempre, John Fitzgerald Kennedy. Intorno all’assassinio di Kennedy ci sono tutt’oggi diverse teorie, il film di Stone si concentra sulle indagini di Jim Garrison, allora procuratore distrettuale di New Orleans, che mise in discussione le indagini della Commissione Warren. Consigliatissimo a chi vuole conoscere un punto di vista differente sulla questione.

Le idi di marzo (The Ides of March) – George Clooney (2011)

George Clooney, conosciuto principalmente come attore, è politicamente molto attivo e ha deciso di cimentarsi alla regia del film basato sull’opera teatrale di Beau Willimon, creatore di “House of Cards”. Il film, che ha contribuito anche al successo di Ryan Gosling, si concentra sullo staff di un candidato alle presidenziali e sui metodi adottati per farsi strada verso la vittoria. Fa parte del cast anche il compianto Philip Seymour Hoffman nei panni di Paul Zara, responsabile della campagna elettorale di Morris.

Alla conquista del Congresso (Knock Down the House) – Rachel Lears (2019)

È molto più recente e incentrato sulle figure femminili il documentario di Netflix. Protagoniste assolute sono Alexandria Ocasio-Cortez, Cori Bush, Joe Crowley, Paula Jean Swearingen, Amy Vilela e il loro modo di guardare alla politica, tentando di cambiarla (e migliorarla) una volta per tutte.

 

I 10 film più commoventi della storia del cinema

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Tra le numerose liste stilate dall’American Film Institute (AFI) ce n’è anche una dedicata ai film più commoventi della storia del cinema. La top 100 è stata resa pubblica nel 2006 e include tra i titoli più celebri di sempre. Non a caso, il nome originale della lista è “100 Years… 100 Cheers: America’s Most Inspiring Movies“, dove “cheers” sta per gli applausi che le pellicole hanno suscitato. Alcune risalgono a molto tempo fa e ancora oggi continuano a strappare qualche lacrimuccia agli spettatori: i tempi cambiano, ma le emozioni restano le stesse.

In molti si chiederanno con quali criteri vengano selezionati i film e l’AFI li ha stilati molto chiaramente. Per entrare a far parte della classifica vengono presi i considerazione lunghezza, provenienza, applausi (reazioni del pubblico) e l’impatto che hanno anche tempo dopo l’uscita. In sostanza, i film devono essere lunghi dai 60 minuti in su, in lingua inglese e prodotti (almeno in gran parte) negli Stati Uniti. Inoltre, i film vengono scelti per la loro capacità di emozionare il pubblico e per i personaggi e l’ispirazione che offrono al pubblico. Si tratta, in generale, di personaggi capaci di affrontare tutte le avversità, dotati di una buona dose di spirito di sacrificio, che lasciano un messaggio positivo allo spettatore, a prescindere da come si conclude la trama. La “Legacy” è un altro aspetto fondamentale, vale a dire “l’eredità” che questi film lasciano. Quanto influiscono sul cinema e sulla cultura popolare dopo essere usciti? Continuano ad emozionare, ad essere omaggiati, citati e rivisti milioni di volte? Se la risposta è sì, è molto probabile che finiscano in questa lista e a giudicare dalla top ten che stiamo per proporvi, la risposta è “mille volte sì!”.


Momenti di gloria


Uno sguardo alla top 100

Prima di arrivare ai titoli più salienti, in molti si chiederanno chi è capitato al centesimo posto di questa classifica. Si tratta del film “Momenti di gloria“, la cui colonna sonora è famosissima (e non solo quella, ovvio), diretto da Hugh Hudson e uscito nel 1981. Al 98esimo posto c’è spazio per “Karate Kid” e poi dovete immaginare la classifica come una lunga scalata verso le lacrime, sempre più copiose. All’ottantesimo posto c’è “Babe – maialino coraggioso“, due posti più su si trovano “Thelma & Luise“, al settantesimo “La ragazza di Nashville“. Andando alla posizione 60 c’è “Urla del silenzio“, al 59 “Balla coi lupi” e capolavori come “Il colore viola” e “L’attimo fuggente” si sono guadagnati rispettivamente la posizione 51 e 52. Nella classifica compare perfino “Guerre Stellari“, il film di George Lucas è al 39esimo posto, seguito dal film d’animazione “Pinocchio” e “Forrest Gump“. Se già le lacrimucce iniziano ad aumentare, non avete ancora visto niente. Al posto 20 il pianto è assicurato con “Philadelphia“. e, prima di addentrarci nella top 10 vera e propria si passa da “Il diario di Anna Frank” a “Qualcuno volò sul nido del cuculo” e “I migliori anni della nostra vita”.

Nella top 10, invece, non si può fare a meno di notare che oltre a Frank Capra è Steven Spielberg il re delle emozioni e compare per ben tre volte, con “Salvate il soldato Ryan“, “E.T. – L’extraterrestre” e “Schindler’s list“. La prima posizione, tuttavia, va a Capra con il cult “La vita è meravigliosa“, tra i film da vedere e rivedere a Natale insieme a “Il miracolo della trentaquattresima strada“.

I 10 film più commoventi della storia del cinema

  1. La vita è meravigliosa (It’s a Wonderful Life), regia di Frank Capra (1946)
  2. Il buio oltre la siepe (To Kill a Mockingbird), regia di Robert Mulligan (1962)
  3. Schindler’s List – La lista di Schindler, regia di Steven Spielberg (1993)
  4. Rocky, regia di John G. Avildsen (1976)
  5. Mr. Smith va a Washington (Mr. Smith Goes to Washington), regia di Frank Capra (1939)
  6. E.T. l’extra-terrestre (E.T. the Extra-Terrestrial), regia di Steven Spielberg (1982)
  7. Furore (The Grapes of Wrath), regia di John Ford (1940)
  8. All American Boys (Breaking Away), regia di Peter Yates (1979)
  9. Il miracolo della trentaquattresima strada (Miracle on 34th Street), regia di George Seaton (1947)
  10. Salvate il soldato Ryan (Saving Private Ryan), regia di Steven Spielberg (1998)

Film di Natale che puoi vedere su Netflix o Amazon Prime

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È arrivato quel momento dell’anno in cui il palinsesto televisivo si converte a tema natalizio. Il momento di “Una poltrona per due” e “Mamma ho perso l’aereo”. Quest’anno, in realtà, c’è chi ha già pensato al Natale un po’ in anticipo, complice il dover stare necessariamente a casa, avendo così più tempo a disposizione per addobbi e film da guardare. Ci sono tantissime opzioni disponibili sulle varie piattaforme, ma per questa volta ci concentriamo su alcuni dei tantissimi titoli che si trovano su Amazon Prime e Netflix. Vuoi calarti al meglio nell’atmosfera natalizia? Ecco suggerimenti per tutti i gusti!

Film di Natale su Netflix

Klaus

Un delizioso film d’animazione “vecchio stile”, perfetto da vedere in famiglia, farà divertire i più piccoli e scioglierà il cuore dei grandi. Uscito solo da un anno, ma già un classico imperdibile.

Il Grinch

Che Natale sarebbe senza la creatura che più di tutte odia il Natale? Il Grinch è disponibile anche su Prime Video, ma nella versione animata del 2018, pronto a far divertire grandi e piccini.

BoJack Horseman: Christmas Special

Animazione sì, ma stavolta per i più grandi: c’è un episodio speciale di BoJack Horseman dedicato proprio al Natale, in cui il protagonista e l’amico Todd guardano uno speciale di “Horsin’ Around” sul Natale per celebrare le festività a modo loro.

L’amore non va in vacanza

Altra commedia romantica immancabile: intrecci e amori, tra la caotica Los Angeles e il pacifico e nevoso Surrey: con Kate Winslet, Cameron Diaz, Jack Black e Jude Law.

Ogni maledetto Natale

Una divertente commedia italiana – e attenzione, non è un cinepanettone! – diretta da Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo. Un trio che equivale a una garanzia: ci sono loro anche dietro a “Boris – il film”.

Nei panni di una principessa

Vanessa Hudgens nei panni della protagonista, la talentuosa pasticcera Stacy De Novo, e in quelli della sua sosia, la Duchessa Lady Margaret. La commedia romantica a tema natalizio ha anche un sequel, “Nei panni di una principessa – Ci risiamo!”.


Love Actually


Film di Natale su Amazon Prime

Love Actually – L’amore davvero

Commedia romantica corale con un super cast: il film di Richard Curtis mescola storie e amori in un mix perfetto, che lo ha reso un film intramontabile.

Conciati per le feste (Deck the halls)

Danny De Vito e Matthew Broderick nei panni di due vicini di casa che si odiano e ne combinano di tutti i colori, al punto da costringere le rispettive famiglie a cercare un po’ di pace in hotel.

Fuga dal Natale

Il famoso film con Tim Allen e Jamie Lee Curtis è uscito nel 2004. Racconta la storia di una famiglia che cerca di sfuggire al consumismo del Natale rifugiandosi ai Caraibi e pensando così di farla franca.

A Christmas Wish

La storia di Martha Evans che, abbandonata dal marito, si ritrova con le due figlie e il figliastro senza più una casa nè soldi. La donna decide di cambiare vita andando in un’altra città dove stanno per succedere cose inaspettate, proprio a pochi giorni dal Natale.

Dickens – L’uomo che ha inventato il Natale

Uno dei numerosi adattamenti cinematografici ispirati a “Canto di Natale” di Charles Dickens. In questo caso, in realtà, è proprio lo scrittore il protagonista del film, interpretato da Dan Stevens. Il film racconta la crisi vissuta da Dickens dopo essere stato rifiutato da vari editori prima di avere l’idea che avrebbe cambiato le sue sorti e quelle della sua famiglia.

The Nutcracker

Il musical del 1993 diretto da Emile Ardolino si basa su una produzione di Peter Martin e sulle celebri musiche di Tchaikovsky. La storia ruota attorno a Marie e al sogno che fa dopo aver ricevuto uno schiaccianoci dal suo padrino mago. Nel cast c’è anche Macaulay Culkin.

Se le proposte non dovessero bastare, puoi sempre scoprire quali sono i film più romantici da vedere a Natale, o fare il quiz per scoprire quale film guardare!


Conciati per le feste

 

5 commedie con Eddie Murphy che devi assolutamente vedere

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In questi giorni Prime Video ha rilasciato il primo trailer de “Il principe cerca figlio” con Eddie Murphy. Si tratta del sequel della commedia di John LandisIl principe cerca moglie” uscita nel 1988. Il film ottenne un successo strepitoso ed è ancora oggi amatissima. È, inoltre, tra le commedie migliori con protagonista Eddie Murphy che, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, è stato protagonista indiscusso. La carriera di Eddie Murphy è partita dal “Saturday Night Live” quando aveva appena 19 anni, nel 1982 ha recitato nella commedia poliziesca “48 ore”, debuttando sul grande schermo. A consacrarlo al successo, però, è stato “Una poltrona per due”, uscito l’anno successivo. Il pubblico conosce Eddie Murphy non solo per le sue doti comiche ma anche come doppiatore, in particolare di Ciuchino, uno dei protagonisti di “Shrek”. È sua anche la voce di Mushu nella versione originale di “Mulan”. A proposito di doppiaggio, la figura di Murphy deve il suo successo in Italia al doppiaggio di Tonino Accolla, che inventò la sua ormai leggendaria risata. Ecco 5 commedie imperdibili con protagonista Eddie Murphy!

Il professore matto

Il film diretto da Tom Shadyac è uscito nel 1996, è una parodia del celebre “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”. Si tratta, peraltro, del remake di “Le folli notti del dottor Jerryll” con protagonista Jerry Lewis. Il Dottor Sherman Klump è un docente di genetica obeso, alla ricerca di una soluzione per perdere peso. Deciderà di essere la cavia di se stesso e da qui si sviluppa il suo alter ego Buddy Love, tramite il quale Klump spera di conquistare la bella Carla (Jada Pinkett Smith).

Il professore matto

Il Dottor Dolittle

Diretto da Betty Thomas e uscito nel 1998, “Il Dottor Dolittle” si ispira alle storie Hugh Lofting. Eddie Murphy interpreta un dottore in grado di parlare con gli animali, riscoprendo una capacità che aveva accantonato per lungo tempo. Grazie al suo dono, molti animali lo cercano per farsi dare aiuto ma dall’altra parte c’è la famiglia, che lo crede completamente impazzito.

Dr Dolittle

Beverly Hills Cop

Considerato tra le 100 migliori commedie statunitensi, “Beverly Hills Cop – Un piedipiatti a Beverly Hills” è il primo film di una trilogia di successo. Eddie Murphy interpreta il Detective Axel Foley, esuberante poliziotto che decide di indagare da solo sulla misteriosa morte dell’amico di sempre, Michael Tandino (James Russo). Anche questo film ebbe un successo esorbitante ed ottenne una candidatura agli Oscar per la miglior sceneggiatura originale.

Beverly hills cop

Il principe cerca moglie

Akeem è il principe di Zamunda e, secondo le regole, all’età di 21 anni è pronto per convolare a nozze con una moglie che i genitori hanno scelto per lui. Il principe, però, vuole essere amato per ciò che è e decide di andare con il fidato servitore Semmi (Arsenio Hall) a cercare l’amore della sua vita nel Queens, New York. Uscito nel 1988, il film di John Landis è una tra le commedie più famose in assoluto e sicuramente tra quelle più apprezzate con protagonista Eddie Murphy.

il principe cerca moglie

Una poltrona per due

Non c’è Natale che possa definirsi tale senza aver visto “Una poltrona per due”, la commedia di John Landis è datata 1983 ma è un evergreen. I protagonisti sono Dan Aykroyd, Eddie Murphy e Jamie Lee Curtis e nel corso della storia la figura di successo di Louis Winthorpe III (Aykroyd) si incrocia con quella del senzatetto e ladruncolo Billie Ray Valentine. I due decideranno di dare il via a un esperimento, scambiandosi i rispettivi stili di vita e calarsi nei panni l’uno dell’altro. Il tutto accade proprio sotto Natale e non c’è anno che passi senza che il film venga riproposto nel palinsesto italiano.

Una poltrona per due
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